Fellini, la dolce vita di federico
Riegia e coreografia
Marco Batti
Musica
N. Rota, M. Piovani, M. Richter
Anno di produzione
2019
Fellini, la dolce vita di Federico
Spettacolo di Danza Classica in due atti – durata 75 minuti
Riegia e coreografia
Marco Batti
Musica
N. Rota, M. Piovani, M. Richter
In occasione dei cento anni dalla nascita di Federico Fellini, il Balletto di Siena prende ispirazione dal magico, onirico mondo del regista riminese, rendendo omaggio alla sua cinematografia e celebrandone il genio creativo. Sulle note di Nino Rota e Nicola Piovani, i compositori che hanno saputo intercettare e tradurre in musica l’immaginario felliniano, appaiono in scena personaggi straordinari, e si evocano storie che hanno reso immortale il cinema italiano.
A far da filo conduttore al racconto, i personaggi principali de La Strada, nei quali Giulietta Masina, moglie e musa del regista riminese, affermò di rivedere la vita di Fellini: Gelsomina, la giovinezza; il Matto e l’imperterrita volontà di intrattenere e divertire, infine Zampanò, versione cinematografica di un Fellini adulto. Ma fra le atmosfere de La Strada, fanno capolino altri grandi film felliniani, da Amarcord a I Vitelloni fino all’iconico La dolce vita. La marcia di 8 e 1/2 non può mancare in questo viaggio nell’immaginario di uno dei più acclamati registi italiani di sempre.
"Marco Batti [...] non ha semplicemente immaginato una coreografia da rappresentare. Ha preso un personaggio e l’ha reso proprio, e ci ha trasmesso, per circa due ore, il suo amore per lui e la sua smisurata ammirazione. Senza questi due elementi, l’intero spettacolo sarebbe rimasto una coreografia statica, una reiterazione di piroette e clichés. Ma ai nostri occhi abbiamo visto realizzarsi un miracolo di danza, realizzato da persone che amano l’originalità di quest’opera e danno sé stessi a ogni movimento, ogni passo e ogni minuto che corre davanti a sé.
“Marco Batti […] ci ha mostrato la poetica del movimento attraverso una espressività pura senza forzature ma capace di costruire affreschi delicati delle opere immortali del regista romagnolo […] con eleganza e con una coordinazione che durante tutto lo spettacolo è apparso come un continuo dialogo creativo attraverso il filo invisibile che ha unito tutte le opere del regista.”
“Spensieratezza, amore, disillusione sembrano essersi materializzate nei corpi dei ballerini mentre l’opera sembra chiudersi con una frase malinconica.”
Il I atto si apre sulla vita reale di Fellini, artista disincantato, osservatore delle particolarità di un genere umano reale, non idealizzato. Oniricamente ci ritroviamo nella “galleria”delle figure che compariranno nei suoi film, ognuno con le proprie caratteristiche, quasi grottesche. Gelsomina, piccola e fragile, appare perfino intimorita da un Federico che invece prova profonda corrispondenza verso di lei. Con Gelsomina il regista rivive le emozioni della giovinezza e dell’adolescenza rappresentata nei ragazzini innamorati di “Amarcord”. É poi il turno del Matto, sfrontato e buffo, equilibrista tra l’intrattenimento e il divertimento, il quale porterà il viaggio onirico di Federico a virare verso toni ironici e allegri. Chiude l’atto l’immagine romana de “La dolce vita”, dai toni un pò glamour un pò amari di Sylvia e Marcello.
Nel II atto il viaggio ci porta dinnanzi alla rappresentazione, enfatizzata, di Zampanò, quasi protettore della dolce Gelsomina: forte, rude, dagli atteggiamenti confusi.
“…forse ti vuole bene!” recita il Matto a Gelsomina, con toni fiduciosi e vagamente romantici. Inizia così la chiusura di quest’opera, del confronto di Federico, ormai anziano, con le tre proiezioni del suo essere, caricaturali quanto i personaggi delle sue pellicole neorealiste. Ultimo resterà Zampanò, immagine del Fellini adulto, caricatura di sè stesso allo specchio.
Regia e Coreografia: Marco Batti
Musica: N. Rota, M. Piovani, M. Ricther
Costumi: Atelier Retrò
Light Design: Claudia Tabbi
Fellini, la dolce vita di Federico – video promo Balletto di Siena