Short Productions

L'ultimo vestito è senza tasche

Regia e Coreografia

Camille Granet

Musica

Autori vari

Le lancette dell’orologio scorrono velocemente sul quadrante segnando il pas¬sare del tempo, l’alternarsi del giorno e della notte, dell’alba e del tramonto.
Tutto sembra un lento e progressivo avvicinarsi alla fine, che spaventa ma che rende irripetibile ogni istante della vita. Ogni bacio sarebbe dato come unico. Ogni abbraccio sarebbe dato come unico. Ogni torto sarebbe più facilmente perdonato, perché davanti alla possibilità della fine quanti avrebbero ancora il coraggio di mantenere o provare rancore per questioni banali. Bi¬sognerebbe portare sempre fino alle estreme conseguenze i nostri ragionamenti e le nostre scelte, è a quel punto che si capisce il vero valore di qualcosa, qualcu¬no. Sta a noi scegliere come spendere la nostra vita, come vivere in pienezza ogni minuto che ci viene donato perché non serve a niente risparmiarsi. “L’ultimo vestito sarà senza tasche” quindi ama, spera, sogna e vivi, ma fallo qui e adesso.

North

Regia e Coreografia

Matteo Zamperin

Musica

Autori vari

Qual è il nostro Nord, la nostra direzione? Trovare il Nord significa riconoscere gli altri punti cardinali, così trovare noi stessi significa riconoscere ciò che pensiamo, vogliamo e sentiamo. Viviamo al centro di una bussola, i punti cardinali girano attorno a noi, in moto disordinato, imprevedibile. Bisogna fare i conti con ciò che si vive, con le persone che ci affiancano. Non possiamo escludere a priori, pensando di far riferimento solamente a noi stessi. Ci sono emozioni, ci sono esperienze che ci attraggono e ci respingono, deviandoci da quello che credevamo essere il
nostro percorso. Incertezze e dubbi nascono e muoiono. Al centro di questo vortice ci siamo noi in cerca del nostro Nord, il nostro compimento. Una volta accolto questo processo ci si può arrogare il diritto di dire che siamo noi il nostro Nord e non è detto che la destinazione si debba raggiungere da soli.

La Mietitura

Regia e Coreografia

Kristian Cellini

 

Musica

D.Modugno, J. Rodrigo,

J.S. Bach

L’immagine di un uomo comune intento a mietere il grano e la sensazione di calore torrido e avvolgente dell’arsura estiva ispirano Cellini, partito dalla sua rappresentazione pittorica della mietitura arrivando a concepire un intero spettacolo, in cui la danza verrà mossa da sonorità mediterranee e classiche.
Solarità, calore mediterraneo ed estivo si uniscono al fluido stile coreografico di Cellini, che spezza una forte tecnica classica tramite l’impeto ancestrale e naturale che caratterizza l’arte di Kristian Cellini.

Uno, Nessuno e Centomila

Riallestimento coreografico

Irene Sgobbo

 

Musica

Kronos Quartet,

Ricther Flaskkvartetten

“Mi si fissò invece il pensiero ch’io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato d’essere”

(Luigi Pirandello)

Protagonista è la consapevolezza che l’uomo non è Uno e che la realtà non è oggettiva… l’uomo passa dal considerarsi unico per tutti (Uno, appunto) a concepire che egli è un nulla (Nessuno), passando attraverso la presa di coscienza dei diversi se stesso che via via diventa agli occhi degli altri (Centomila).
La realtà perde così la sua oggettività e si sgretola nell’infinito vortice del relativismo.
Ne consegue il tentativo di distruggere i centomila estranei che vivono negli altri, e che non sono che le centomila concezioni che gli altri hanno di noi. Ne consegue il disperato tentativo di trovare la nostra vera essenza, il nostro vero io.

Moving Resonance

Regia e Coreografia

Vitali Safronkine

 

 

Musica

D. Lang, H. Guðnadóttir,


M. Richter, Ó. Arnalds

I corpi si muovono immersi nel ritmo, creando la loro connessione con la musica.
Ogni emozione crea la propria risonanza nel mondo, dove ogni essere umano vive pienamente attraverso l’evocazione dei movimenti e dei sentimenti che corrispondono alla propria energia.
La risonanza esiste solamente quando qualcosa al nostro interno corrisponde, in armonia, a qualcuno o qualcosa di esterno. Anche ciò che ci circonda influenza la nostra natura interiore.

Schumann's Carnaval

Regia

Alessio Pizzech

Coreografia

Marco Batti

Musica

Robert Schumann

Bajo los arboles

Regia e coreografia

Sara Olmo, Victor Lunay

 

Musica

C. Buti, E. Friedlander,

D. Combo

Ispirato all’opera letteraria “Al di là del fiume e tra gli alberi” di Ernest Hemingway, “Bajo los Ar­boles” raffigura un mondo sospeso tra realtà e ricordo.
Ne sono protagonisti Richard Cantwell che, giunto al tramonto della sua esistenza ripensa alla propria vita in un viaggio tra realtà e desiderio di un passato diverso, e la giovane Renata, amante platonica, a tratti amica e sorella.
Un perenne battito cardiaco ed un corridoio di luce disegnano la scena in cui Sara Olmo e Victor Launay muovono i protagonisti di questa storia.

Blush

Regia e coreografia

Roberta Ferrara

Musica

A. Vivaldi, M. Richter

Roberta Ferrara si ispira al filosofo tedesco Arthur Schopenhauer ed all’idea di sessualità quale massima affermazione della volontà di vivere, che travalica l’egoismo individuale e rende perpetua la vita della specie. Un tavolo, una porta e due sedie diventano metafora di trascendenza, corpi che si nascondono, si cercano e si rigenerano. L’inconscio prevarica sul conscio in modo sublime, atletico, dinamico e impavido.

Balthus variations

Regia e Coreografia

Emanuela Tagliavia

Musica

G. Testoni

Una ispirazione di carattere figurativo pervade l’opera di Emanuela Tagliavia. Balthus Variations si ispira alcune tra le opere più note del pittore francese Balthasar Kłossowski de Rola, in arte Balthus.
I dettagli del corpo, la gestualità, gli intrecci fra i corpi e gli atteggiamenti delle pose sono illuminati da una luce che, seppur calda, presenta zone d’ombra, lasciando spazio ad un’oscurità nascosta. Il pubblico diventa spettatore di un susseguirsi di immagini evocative, a volte sospese, a volte ludiche, a volte intime.

Le Mete di Priapo

Regia e coreografia

Marco Batti

Musica

L. Pavanati

Omaggio a “Le Sacre du Printemps”, lo spettacolo coniuga linguaggio contemporaneo e gesto teatrale. In scena una rappresentazione inusuale e intimistica di Priapo, figlio di Afrodite e Dioniso.

Simbolo di carnalità e passione fisica, Priapo ci appare affine all’essere umano, con cui condivide spesso un’inevitabile solitudine.